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Sudan: Meriam, libera e rifugiata nell'ambasciata Usa a Khartoum
Sudan: Meriam, libera e rifugiata nell’ambasciata Usa a Khartoum
Nuovo capitolo nella vicenda di Meriam, la donna sudanese cristiana, prima condannata a morte per aver abiurato all’Islam, poi liberata, fermata e rilasciata ancora.

 

Meriam si è rifugiata nell’ambasciata americana a Khartoum, mentre le autorità sudanesi affermano che potrà lasciare il Paese solo con documenti che riportano il nome islamico della donna.

 

La situazione è a dir poco paradossale. Meriam è infatti da ieri rifugiata nell’ambasciata statunitense di Khartoum. Lo ha riferito l’avvocato della donna cristiana che era stata condannata alla pena di morte, poi annullata, per apostasia.
Com’è noto, la giovane donna sudanese, sposata con un cittadino americano, era stata fermata martedì scorso in aeroporto mentre tentava di lasciare il Paese per raggiungere gli Stati Uniti e poi trattenuta per circa 48 ore.

 

Tutto questo per un cavillo burocratico: non è infatti stata autorizzata a partire perché deve aspettare il nulla osta della Corte d’appello affinché ratifichi l’annullamento della sentenza di condanna a morte. In ogni modo il riparo nell’ambasciata Usa sembra metterla, quanto meno per ora, al riparo anche se è chiaro che si apre una nuova partita diplomatica.

 

Pare infatti che in questa intrigata vicenda il fratello di Meriam abbia dichiarato di essere andato dalla polizia per denunciare il suo “rapimento” da parte del marito, poco prima che lei cercasse di partire per gli Stati Uniti. Si tratta dello stesso parente della donna che pochi giorni fa aveva dichiarato che “se non si fosse pentita (e convertita all’islam), avrebbe dovuto morire“.

 

(www.news.va)
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