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Ancora persecuzione in Nigeria!
Perché in Nigeria i cristiani vengono tanto perseguitati?

Attacchi alle chiese e ai sacerdoti da parte del fondamentalismo islamico, cultura dell’impunità e ordinaria criminalità, il tutto in un contesto di profonda povertà.

 

Una recente ondata di omicidi, rapimenti e distruzione di chiese in Nigeria è solo l’ultima fase di una situazione a cui i Nigeriani devono far fronte ormai da molti anni. Per un osservatore statunitense che lavora in Nigeria, le soluzioni al problema sono “lontane generazioni”, ma un primo passo necessario per raggiungere la pace avrà luogo il mese prossimo, quando verrà eletto un nuovo Presidente.

 

Giovedì scorso, almeno 11 persone, per la maggior parte cattoliche, sono state uccise quando dei presunti allevatori Fulani hanno attaccato un villaggio vicino a un campo di rifugiati nella diocesi di Makurdi, a sud-est della capitale Abuja.

 

La notizia è giunta pochi giorni dopo che p. Isaac Achi è morto carbonizzato nella sua casa parrocchiale nello Stato di Niger, domenica 15 gennaio. L’assistente di p. Isaac è stato ferito dai malviventi, che hanno dato fuoco alla struttura.

 

Sempre il 15 gennaio, 25 persone che si stavano recando in chiesa sono state rapite nello Stato nord-occidentale di Katsina. La sera prima era stato rapito un parroco nello Stato sud-occidentale di Ekiti.

 

“È la prosecuzione di una situazione che va avanti da anni”, ha affermato Stephen M. Rasche, visiting scholar presso ilKukah Center di Abuja, centro per la pace e la giustizia gestito dal vescovo Matthew Hassan Kukah di Sokoto.

 

Rasche, che ha 35 anni di esperienza in questioni internazionali e progetti di aiuto umanitario in Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina, ha affermato che nonostante gli omicidi e i rapimenti di cattolici, soprattutto di sacerdoti e altri leader religiosi, richiamino molta attenzione, la persecuzione dei cristiani è ben più diffusa.

 

“Molte delle vittime passano inosservate – cristiani di ogni tipo che vivono nelle zone rurali”, ha affermato Rasche in un’intervista. “E queste persone che vengono attaccate sono protestanti, che si tratti di evangelici, luterani o membri della Chiesa dei Fratelli. Accade a tutti loro”.

 

L’Indice Mondiale della Persecuzione Cristiana dell’organizzazione Open Doors cita la Nigeria come il primo Paese in termini di violenza contro i cristiani. Si stima che l’89% degli omicidi di cristiani commessi in tutto il mondo avvenga nel Paese, e che tra il gennaio 2021 e il giugno 2022 siano stati uccisi più di 7.600 cristiani nigeriani.

 

Anche i musulmani che non sono stati indottrinati con ideologie più radicali soffrono per la violenza.

 

Secondo il World Factbook della CIA, la popolazione della Nigeria è per il 53,5% musulmana, per il 10,6% cattolica romana e per il 35,3% professa altre religioni cristiane. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti chiede ai viaggiatori di pensare bene prima di recarsi nel Paese per via di crimine, disordini civili, rapimenti e terrorismo, e alcune zone sono ancora meno sicure di altre.

 

Secondo The Economist, nel 2019 quasi il 40% dei Nigeriani viveva come meno di 1,90 dollari al giorno, e con il Covid la situazione è ovviamente peggiorata.

 

La situazione della sicurezza negli Stati di Borno, Yobe, Kogi e Nord Adamawa è “fluida e imprevedibile per via dell’attività terroristica diffusa, della violenza tra le comunità e dei rapimenti”, avverte il Dipartimento di Stato USA. “Le operazioni di sicurezza per contrastare queste minacce possono avvenire senza avvertimenti. I gruppi terroristici di base nel Nord-Est prendono regolarmente di mira campi umanitari, forze di sicurezza, chiese, scuole, moschee, strutture governative, istituzioni educativi, luoghi di svago e viaggiatori. Circa 2 milioni di Nigeriani sono stati sfollati come risultato della violenza nel Nord-Est della Nigeria”.

 

“Il crimine violento – come furti armati, assalti, furti d’auto, rapimenti, presa di ostaggi e stupri – è comune in tutto il Paese. Spesso si verificano rapimenti per chiedere un riscatto”, aggiunge il Dipartimento di Stato.

 

Al di là del crimine, il fondamentalismo islamico è un grande problema, favorito da una cultura dell’impunità e da un Governo non disposto a perseguire la giustizia, sostengono Rasche e altri analisti interpellati da Aleteia.

 

Le soluzioni ai problemi sono “lontane generazioni”, sostiene Rasche, ma “il punto di inizio più importante saranno elezioni giuste e oneste di un Presidente che riporterà l’ordine nel Paese. Penso che sia quello che tutti desiderano, per vedere se riescono a eleggere un candidato che dia al Paese un senso di sicurezza”.

 

Le elezioni presidenziali si svolgeranno il 25 febbraio. Muhammadu Buhari, Presidente dal 2015, ha raggiunto il limite di durata del suo incarico. Il voto è una possibilità per far sì che la Nigeria cambi corso sui suoi problemi di violenza e altro genere.

 

Sharia

 

Buhari non sarà certo rimpianto.

 

“La situazione che si protrae da anni è il risultato di una cultura dell’impunità sviluppatasi sotto l’amministrazione attuale del Presidente Buhari”, indica Rasche. “Penso che tutta la Chiesa cattolica in Nigeria vi darebbe la stessa risposta. Questa amministrazione è davvero uscita dai binari in termini di protezione del suo popolo, e una delle vittime principali è la Chiesa cattolica insieme ai suoi sacerdoti”.

 

P. Gideon Obasogie, già direttore delle comunicazioni della diocesi di Maiduguri, nel Nord del Paese, ha affermato che la violenza attuale ha le sue radici nel radicalismo islamico ormai dilagante.

 

“Quello a cui stiamo assistendo oggi è il risultato di un indottrinamento di lunga data”, ha dichiarato il sacerdote. “Anche oggi troviamo leader islamici estremisti che insegnano alla loro gente ad essere intollerante nei confronti delle altre religioni. Un giovane di una famiglia musulmana vede così tutti gli altri come fratelli o sorelle, ma poi cresce in una cultura in cui gli viene detto che l’uomo che va in chiesa è un nemico e va ucciso. Quando cresce con questa mentalità, cosa possiamo aspettarci?”

 

A suo avviso, i leader mondiali dovrebbero esercitare pressioni sul Governo nigeriano perché intraprenda dei passi per fermare la violenza. “Possiamo anche chiedere sanzioni”, dice. “Non è solo Putin a poter essere sanzionato”.

 

P. Joe Bature Fidelis, direttore della Commissione per la Giustizia, lo Sviluppo e la Pace a Maiduguri, ha spiegato che se alcune zone della Nigeria hanno assistito a un aumento dell’influenza dei gruppi islamici radicali come Boko Haram, Stato Islamico – Provincia dell’Africa Occidentale e i pastori estremisti Fulani, altri Stati hanno adottato la sharia, esercitando pressioni sui cittadini cristiani.

 

“Ad esempio, dicono che tutti i luoghi che vendono alcool dovrebbero essere chiusi, che non dovrebbe essere impartita l’educazione religiosa, che il modo di vestirsi dev’essere modificato in base alla sharia e che chiunque non rispetti queste regole dev’essere punito…” “Probabilmente non prenderebbero un cristiano per portarlo davanti al tribunale della sharia e giudicarlo in base a quella legge perché ci sarebbero delle sollevazioni, ma prenderanno di mira quella persona, che poi risentirà della situazione di violenza. E una volta che la persona viene colpita non c’è niente da fare, né chi perpetra la violenza viene portato davanti alla giustizia. Lo Stato gira sempre lo sguardo”.

 

Stato di guerra psicologica

 

Nel frattempo, i gruppi estremisti come Boko Haram continuano a prendere di mira soprattutto le zone cristiane e si sforzano di cacciare i cristiani dai loro villaggi, ha affermato p. Bature. “Si constata questo approccio sistematico per impoverire, sfollare e privare le comunità cristiane di terre e case”. I gruppi armati “arrivano con i fucili, sparano, danno fuoco alle case, e la gente ha difficoltà a tornare. Un’altra strategia è rapire chierici cristiani. Si chiedono ingenti riscatti. A volte le famiglie entrano nel panico, e vogliono pagare quei riscatti. È uno stato di guerra psicologica per demoralizzare tanti cristiani”.

 

Gradualmente, ha detto, la Chiesa si fa indietro a livello di attività pastorale in aree rurali in cui ha luogo questa violenza. I sacerdoti, ad esempio, vi si recano solo per celebrare la Messa domenicale.

 

“E tutto quello che sentiamo dai funzionari governativi come risposta è ‘Condanniamo questi atti’. Ma chi c’è dietro di questi? Qual è la motivazione? Solo fare soldi? Ottengono l’attenzione dei media per due o tre giorni a settimana e via. E il Governo attuale non ha problemi, perché nessuno gli chiede di essere affidabile. Questo è un problema”.

 

Religione o criminalità ordinaria?

 

Il ruolo della religione nella violenza si mescola ad altri motivi.

 

“Nessuno nega che la maggior parte di coloro che la perpetrano sia composta da musulmani e che questi diano una copertura fondamentalista islamica a questi atti”, ha detto Rasche. Vale però la pena di chiedersi se questi attori sono “criminali che cercano un qualche tipo di copertura per quello che stanno facendo, come avviene sicuramente in certi casi, o se sono legittimamente motivati dalla loro fede. Questo è davvero poco chiaro, e in buona parte della Nigeria la verità è probabilmente una via di mezzo”.

 

I sacerdoti interpellati per la redazione di questo articolo continuano comunque ad avere speranza.

 

Il vescovo ha affermato che Boko Haram recluta i suoi adepti tra quelli che definisce “un esercito di ricci analfabeti” sparsi nella Nigeria del Nord – bambini di strada noti come Almajiri, a cui viene permesso di “scatenarsi e prosperare nel distruggere le strutture della chiesa sulla base del fatto che è stato detto loro che i cristiani e la loro religione sono inferiori. È emersa una cultura dell’impunità, che ha creato le condizioni perché questo accada”.

 

“Come cristiani, siamo persone di speranza”, ha affermato p. Obasogie. “Cosa ci dà speranza? Scommette che se andate nella chiesa in cui domenica è stato ucciso p. Achi vedrete più persone di domenica scorsa. Come sacerdoti, questo ci dà speranza”.

 

P. Obasogie ha ragione. Si stima che il 94% dei cattolici adulti della Nigeria partecipi alla Messa almeno una volta a settimana, il tasso più alto del mondo.

 

Ovviamente ciò è contrario alle dichiarazioni di p. Bature, ma p. Obasogie ha affermato che quando vengono distrutte le chiese, alcune comunità ne costruiscono di più grandi.

 

“Nella mia diocesi [di Maiduguri] sono state colpite più di 500 chiese”, ha dichiarato. “Il vescovo ha una politica per la quale quando una chiesa viene data alle fiamme si ricostruisce, ma non più in legno, ma in acciaio. Per me è un segno di fede, ed è quello che ci fa andare avanti. E scommetto che è diventata una forma di testimonianza anche per i musulmani, che vedono tutto questo e pensano ‘Avevano una chiesa e ora ne hanno una più grande. Avevano un sacerdote e ora ne hanno due’”.

 

“Non possiamo essere messi a tacere”, dice p. Obasogie, “perché la fonte della nostra missione è divina, e non si può uccidere ciò che è divino”.

 

(John Burger, Aleteia, 26/01/2023)
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