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Persecuzione cristiani in Iraq
Iraq: sempre meno cristiani e chiese vuote
Uno dei drammi della nostra epoca di cui non si parla, è l’esodo di migliaia e migliaia di cristiani dalle loro terre d’origine, dove peraltro sono stanziati dai primi secoli della nostra era.

 

Sto pensando in particolare all’Iraq.

 

L’esempio della città di Bassora, nel sud del Paese, è agghiacciante.

 

Come informa Asia News – l’agenzia stampa del Pontificio Istituto Missioni Estere – la maggior parte delle chiese sono ormai inutilizzate, perché l’80% dei fedeli (assiri, caldei, siriaci) sono scappati altrove, soprattutto in America, Europa e Australia.

 

Eppure, non è sempre stato così.

 

«Un tempo la provincia di Bassora – scrive sempre Asia News – ospitava una significativa minoranza cristiana, con oltre 7mila famiglie che la chiamavano “casa”. Secondo i dati del Consiglio delle Chiese di Bassora, questo numero si è notevolmente ridotto, fino ad arrivare a “sole” a 350 unità».

 

Un esodo spaventoso. E la situazione è peggiorata soprattutto dopo la seconda guerra d’Iraq, con tutte le conseguenze che questa ha scatenato negli ultimi due decenni.

 

“Ci sono molte ragioni che portano alla migrazione dei cristiani – riferisce ad Asia News Rudaw Aram Sabah, membro dell’arcidiocesi caldea di Bassora e del sud Iraq –. Quando vi è una legge debole, uno Stato che non funziona o i tuoi diritti non sono riconosciuti e sei considerato un cittadino di terza classe, migri all’estero ogni volta che intravedi vedi un’opportunità”.

 

«Nel 2016 proprio a Bassora si era registrata la prima vittima della controversa norma “anti-alcol”, con l’uccisione per mano di uomini armati – una vera e propria esecuzione – di un negoziante cristiano. E su 17 chiese che animavano la città, ad oggi almeno nove sono state chiuse e altre due sono state incendiate e risultano inservibili. Quanti sono rimasti denunciano una situazione di persistente difficoltà, ma auspicano il ritorno di quanti sono fuggiti per ricostruire una comunità che si sta perdendo», riporta l’agenzia del PIME.

 

Come detto, è in generale tutto l’Iraq ad essere teatro di un massiccio e costante spopolamento di cristiani. La tragica situazione è stata spesso denunciata dal cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei.

 

Stando ai dati di Asia News, «i fedeli sono passati da 1,5 milioni pre-invasione Usa del 2003 a meno di 300mila (solo 150mila secondo alcune fonti)».

 

Dobbiamo assolutamente pregare per i nostri fratelli emigrati e ancor di più per quelli che restano, perché siano garantiti loro tutti i diritti e il rispetto della propria fede. Nella speranza che in un giorno non troppo lontano l’Iraq torni ad essere casa ospitale dei cristiani.
Raccogliamo più firme possibili!
I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

Firma subito la petizione alla presidente Meloni per dimostrarle che siamo in tanti ad avere a cuore il bene di tanti nostri fratelli e sorelle!
Aderisci anche tu