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Egitto: cristiani copti sono sempre più discriminati e perseguitati
Egitto: attivista cristiano: “I copti sempre più discriminati e perseguitati”
A oltre due anni dal massacro di Maspero, le famiglie delle 27 vittime non hanno ancora ottenuto giustizia. I tribunali hanno condannato i copti invece di processare i funzionari militari. Per Magdy Mina, portavoce del Maspero Youth Union, tutti gli egiziani sono vittime del sistema giudiziario in mano all’establishment islamista e all’esercito.

 

“I cristiani copti continuano ad essere vittime di attacchi e soprusi da parte non solo dei radicali islamici, ma anche dello Stato. I cristiani erano già perseguitati ai tempi di Mubarak, ma dopo la Rivoluzione dei gelsomini e la salita al potere degli islamisti gli attacchi contro la minoranza sono aumentati“. È quanto afferma ad AsiaNews Magdy Mina, 27 anni,  portavoce del Maspero Youth Union, organizzazione per i diritti umani che riunisce cristiani e musulmani. Nato dopo la rivoluzione dei Gelsomini, il movimento è  impegnato dal 9 ottobre 2011 a chiedere giustizia per le famiglie dei 27 cristiani copti uccisi durante il massacro di Maspero.

 

Il giovane parla di continue ingiustizie a danno della minoranza cristiana, alcune delle quali sono ai limiti dell’assurdo. In queste settimane ha fatto scalpore la condanna a tre anni di due giovani cristiani,  Michael Farah e Michael Shaker, mandati in prigione con l’accusa di aver “rubato” una mitragliatrice da un camion dell’esercito durante il massacro di Maspero. Secondo i giudici, essi avrebbero utilizzato l’arma per sparare contro i loro stessi amici. Tuttavia, video e testimoni oculari dimostrano che i due hanno attaccato il blindato proprio per fermare la carneficina dei militari.

 

“Abbiamo protestato sui media – afferma Mina – perché la Corte è contro di noi. Nessuno ha il diritto di condannare a tre anni due persone con accuse che  appaiono illogiche e frutto di indagini parziali”.

 

Il massacro di Maspero è però solo uno dei tanti casi di giustizia negata subiti dalla minoranza cristiana. Lo scorso 21 gennaio il tribunale della provincia di Qena (Alto Egitto) ha rilasciato sette musulmani responsabili  di un assalto villaggio copto di Marashada avvenuto ai primi di gennaio. Sempre a Qena, dopo l’incendio della loro chiesa avvenuto alcuni mesi fa, la comunità copta cattolica di Higaza non ha ancora un posto in cui poter celebrare la messa. Le autorità non vogliono la ricostruzione dell’edificio religioso.

 

Per Magdy Mina, il 9 ottobre 2011 è un punto di snodo fondamentale non solo per i cristiani, ma per tutta la popolazione. “Il nostro movimento è sorto proprio per migliorare la situazione di crisi del sistema giudiziario egiziano“, che non è cambiato dai tempi di Mubarak. Fino ad ora sono fermi tutti i processi contro i funzionari militari responsabili dei massacri avvenuti durante la Primavera araba, fra tutti quello di Mohammed Mahmoud Street, costato la vita a decine di dimostranti. “Solo lavorando per il bene della popolazione – dichiara – anche i copti potranno migliorare la loro situazione“.

 

Il movimento ha già depositato diverse denunce contro il governo egiziano alla Corte internazionale di giustizia.

 

Il Cairo (AsiaNews)
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