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«Asia Bibi sta male. Aiutatemi a salvarla»
«Asia Bibi sta male. Aiutatemi a salvarla»
Chi difende Asia Bibi muore. E per Mushtaq Gill, 33 anni, tre figli e una ong nel Punjab, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. «Hanno più volte tentato di farmi fuori, sono nel mirino degli estremisti, vogliono impedirmi di dare supporto legale alle vittime accusate di blasfemia in Pakistan» dice al Corriere questo difensore dei diritti umani, in Italia in questi giorni per parlare della donna pachistana cattolica, madre di 5 figli, che nel 2010 si è ritrovata condannata all’impiccagione dopo aver offerto da bere a due colleghe di lavoro, musulmane, ed essersi rifiutata di convertirsi all’Islam.

 

«Abbiamo bisogno di voi, di supporto internazionale, dovete mettere pressione al nostro governo perché elimini quella legge: è diventata un’arma per perseguitare le minoranze, soprattutto i cristiani», si accalora Gill alla vigilia del suo intervento all’università Cattolica di Piacenza. Molti di quelli che prima di lui hanno condotto questa battaglia sono stati eliminati: l’ultimo a maggio, l’avvocato Rashid Rehman. Nel 2011 il ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti e Taseer, governatore del Punjab, la regione con la più alta percentuale di cristiani (il 4%) in un Paese dove oltre il 95% degli abitanti è musulmano, per lo più sunnita (solo il 13% è sciita). Da allora nessun politico pachistano ha più osato schierarsi dalla parte di Asia.

 

Dopo 5 anni di carcere, in isolamento, e di processi faziosi (l’Alta Corte di Lahore ha confermato a ottobre la condanna a morte del 2010), lei è a pezzi: «Sta molto male, ha febbre alta e forti mal di testa, ha perso la speranza» riferisce Gill. Eppure per il futuro lui è ottimista: «Ci sono buone possibilità che la Corte Suprema annulli la sentenza, i suoi giudici sono meno soggetti alle pressioni dei gruppi radicali locali». Quei gruppi che mobilitano le folle per giustiziare i «blasfemi» prima che le condanne siano eseguite, come accaduto alla coppia di cristiani bruciata viva all’inizio di novembre nel Punjab, che Gill ha assistito. Una ferocia che fa orrore. «La comunità musulmana in Pakistan è la più estremista al mondo. Il Pakistan è la fortezza dell’Islam, è nato in nome dell’Islam dopo la “partizione” dall’India. Basti pensare che YouTube nel Paese è bloccato, per impedire la diffusione di filmati “sconvenienti”. E che il 95% dei musulmani è su posizioni estremiste, favorevole alla legge antiblasfemia. Il fanatismo è andato aumentando dopo gli attentati dell’11 settembre».

 

(Alessandro Muglia, Corriere della Sera)

 

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