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Ragazze violentate, monasteri rasi al suolo, famiglie messe in fuga e un mucchio di morti. Non si fermano le persecuzioni!
Ragazze violentate, monasteri rasi al suolo, famiglie messe in fuga e un mucchio di morti. Non si fermano le persecuzioni!
I cristiani sono vittime del 75% delle violenze anti-religiose ed in Medio Oriente, dove rischiano l’estinzione. I martiri cristiani sono stati calcolati in 105.000 all’anno, uno ogni cinque minuti. Il Parlamento europeo, in diverse occasioni rilevando come la maggior parte degli atti di violenza religiosa nel mondo siano perpetrati contro cristiani, ha condannato tali attacchi e ha chiesto lo sviluppo di una strategia comune per tutelare la libertà religiosa.  L’odio contro i cristiani non si ferma solo alla loro eliminazione fisica, ma colpisce anche i grandi complessi storici simbolicamente legati alla fede. I fanatici terroristi del Daesh, hanno raso al suolo il più antico monastero cristiano in Iraq. Si tratta del monastero di St. Elijah, a Mosul, costruito 1.400 anni fa. Il monastero di Sant’Elijah, fondato nel 590 dopo Cristo, era situato su una collina che sovrasta Mosul. L’edificio era già in gran parte senza tetto, ma erano ancora visibili 25 stanze e una cappella. Secondo esperti che hanno visionato le immagini, le antiche mura di pietra “sono state letteralmente polverizzate”, con l’uso di bulldozer e forse di esplosivi, probabilmente tra l’agosto e il settembre 2014. I miliziani dell’IS, hanno già compiuto distruzioni di chiese, moschee e mausolei in Iraq, oltre che di reperti nelle antiche città di Ninive, Hatra e Nimrud e in quella di Palmira in Siria.

 

Al 2015 e per il tredicesimo anno consecutivo la Corea del Nord è al primo posto tra i Paesi in cui si sono registrate le forme di persecuzione più gravi. Attualmente persecuzioni contro i cristiani sono in atto in diversi paesi del mondo, sia ad opera di fondamentalisti di varia natura religiosa, sia di regimi comunisti o atei che impediscono con la violenza e la sopraffazione, la pratica religiosa. I due continenti nei quali le persecuzioni contro i cristiani sono maggiormente presenti sono l’Africa e l’Asia. In generale nei paesi arabi i cristiani nonostante che in tutto il Medio Oriente ed in Nord Africa incluso il Sudan costituissero la popolazione originaria, sono oggetto, da parte dei fondamentalisti islamici, di forme di discriminazione più o meno gravi, che negli ultimi decenni hanno portato molti di loro a emigrare o forzati a convertirsi all’Islam. La popolazione cristiana è in calo più o meno pronunciato in tutti i paesi del Vicino Oriente, ed in via di sparizione dall’Iraq. La conversione di musulmani al Cristianesimo è poi vista come un crimine (apostasia) la cui pena è la morte e, anche nei paesi in cui la legge non la vieta apertamente, i convertiti sono spesso oggetto di minacce, vendette, ricatti, linciaggi da parte della popolazione e della polizia.

 

Iraq e Siria: molti cristiani vengono uccisi, perseguitati o costretti ad abbandonare il paese. Dal 2004 ad oggin Iraq, si sono registrati circa 80 attentati a chiese cristiane: quello realizzato nel 2010 nella chiesa della Nostra Signora della Salvezza, a Baghdad, ha provocato da solo oltre 50 morti. Nel 2014 Mark Arabo, un leader cristiano,  ha denunciato alla CNN la fine della cristianità a Mossul ad opera dell’Isis, dichiarando che i terroristi musulmani uccidono sistematicamente le famiglie cristiane, decapitano i bambini e ne espongono le teste in un parco issate su dei bastoni.

 

Per citare solo un episodio riportato nella National Review, i  jihadisti  hanno chiesto di convertirsi all’islam a due donne e sei uomini cristiani in un villaggio conquistato. Al loro rifiuto, le donne sono state stuprate in pubblico e poi decapitate insieme agli uomini. Gli islamisti hanno poi tagliato le dita di un ragazzo di 12 anni per convincere il padre cristiano a convertirsi.  Al suo rifiuto, lui e il figlio sono stati torturati e poi crocifissi. Tale è la sorte dei cristiani che vivono nelle zone occupati dall’ISIS in Siria e Iraq.

 

Ragazze cristiane ridotte a schiave sessuali. Come riferisce l’Hudson Institute, “il ‘revival’ dell’istituzione della schiavitù ad opera dell’ISIS – la schiavitù sessuale di donne e ragazzine cristiane e yazide – è svanito dall’attenzione del pubblico. Negli ultimi dieci anni, migliaia di cristiani iracheni e siriani – tra cui, nel 2013, un intero convento di suore ortodosse siriane – sono stati presi in ostaggio a scopo di riscatto”. Poco dopo aver proclamato il suo califfato, l’ISIS ha iniziato ad assegnare e vendere come schiave sessuali le donne e le ragazzine non-sunnite catturate. La grande maggioranza erano yazide ma molte, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, erano cristiane.

 

A luglio il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “E’ la fine del cristianesimo in Medio Oriente?”, in cui sottolineava come alcune delle più antiche comunità cristiane del mondo stiano scomparendo dalle terre stesse in cui sono nate. A seguito di numerose segnalazioni, i leader cristiani hanno esortato la comunità internazionale a riconoscere la realtà di un genocidio in corso contro i cristiani del Medio Oriente per mano dei fondamentalisti islamici.

 

Pakistan: la legge contro la blasfemia viene utilizzata come strumento di repressione contro i cristiani. La semplice professione di fede può diventare bestemmia punibile con la pena di morte. In generale, i membri delle minoranze religiose soffrono nel paese di abusi crescenti che riguardano omicidi, sequestri e intimidazioni. Le manifestazioni di intolleranza, anche violenta, sono numerose: nel 2010 a Gorja, nel Punjab, una folla di mille persone ha attaccato un quartiere cristiano, bruciando vive sei persone, tra le quali un bambino.  Nello stesso anno la condanna a morte per blasfemia di una donna cristiana, Asia Bibi, ha sollevato ampie proteste internazionali. Ancora oggi la giovane donna è in carcere in netto contrasto con tutte le dichiarazioni sui diritti umani avanzate per la sua situazione. L’Asian Human Rights Commission, ha inoltre denunciato la diffusione della pratica del sequestro e dello stupro di donne per forzarne la conversione all’islam: il fenomeno si estende e si allarga anche per l’atteggiamento delle forze di polizia, che si schiera a fianco dei gruppi islamisti e tratta le minoranze religiose come “forme inferiori di vita”. La pressione e la discriminazione in atto contro i cristiani sono confermate anche da un recente provvedimento dell’Autorità per le Telecomunicazioni che ha imposto alle società di telefonia mobile di bloccare ogni SMS contenente la parola “Gesù Cristo”. Contro il divieto ha protestato P. John Shakir Nadeem, della locale Conferenza Episcopale, che ha affermato: “Se il divieto venisse confermato, sarebbe davvero una pagina nera per il paese, un ulteriore atto di discriminazione verso i cristiani e una aperta violazione del Costituzione del Pakistan”.

 

India: Molti cristiani sono oggetto di torture ed uccisioni da parte di fondamentalisti indù. Nel 2008 un’ondata di violenza culminata con numerose uccisioni ha costretto 20 000 cristiani a cercare riparo in rifugi allestiti nello Stato dell’Orissa.  Il 14 gennaio 2012 viene pubblicato il rapporto sulle persecuzioni in India dal “Catholic Secular Forum”, organizzazione ecumenica fondata da cattolici indiani e sostenuta dal cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay. In esso si afferma che nel 2011 sono stati 2.141 i cristiani colpiti in India da aggressioni, attacchi e persecuzioni, senza contare familiari ed amici, e che le violenze, in gran parte opera di gruppi estremisti indù, sono destinate a crescere nel 2012. Il grado in intolleranza nei confronti dei cristiani, ha trovato nei giorni scorsi  il suo culmine con la “negazione” dell’ingresso nel grande paese asiatico di un sacerdote ortodosso p. Seraphym, provocando gravi frizioni diplomatiche con la Russia. Egli era stato invitato dall’ambasciatore russo Alexander Kadakin a partecipare ad una preghiera liturgica riservata alle famiglie dei dipendenti dell’ambasciata, ma le autorità aeroportuali lo hanno bloccato mentre sbarcava dall’aereo e lo hanno rispedito in Russia. Il sospetto è che le autorità indiane temessero un tentativo di “evangelizzazione”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna ad AsiaNews “il comportamento arrogante dei funzionari di Chennai. Essi hanno anche impedito che il sacerdote venisse visitato dalla rappresentanza russa, che voleva dargli del cibo. Il loro atteggiamento viola la Convenzione dell’Aia e potrebbe avere ripercussioni sulla comunità indiana in Russia”.

 

Cina: Molto complessa la presenza dei cristiani nelle terre del celeste impero. Il governo comunista, ha istituito una “Chiesa patriottica nazionale”, separata da Roma, che provoca non pochi problemi di identità ecclesiale. I cattolici fedeli al Papa sono considerati “agenti di una potenza straniera”, e di conseguenza perseguitati, imprigionati, rieducati, e uccisi. In tempi recenti il governo cinese ha aperto una trattativa con il Vaticano, tuttora continuano le incarcerazioni di sacerdoti e vescovi. Secondo il rapporto pubblicato dall’organizzazione ChinaAid nel 2013 le persecuzioni contro i cristiani sono in costante aumento . Nel 2014 il governo cinese ha approntato e iniziato a realizzare un progetto di contrasto alla diffusione del cristianesimo demolendo gli edifici di culto e i simboli religiosi cristiani. Da allora sono state demolite dalla sommità delle chiese tra le 1.000 e le 1.500 croci. Chi ha cercato di opporsi alla campagna governativa, è stato picchiato o portato in prigione. Secondo molti fedeli locali, una simile campagna di persecuzione non si vedeva dai tempi della Rivoluzione Culturale.

 

(Don Salvatore Lazzara, FarodiRoma, 20/01/2016)
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I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

Firma subito la petizione alla presidente Meloni per dimostrarle che siamo in tanti ad avere a cuore il bene di tanti nostri fratelli e sorelle!
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