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Persecutori dei cristiani: il catalogo è questo!
Persecutori dei cristiani: il catalogo è questo!
L’8 gennaio Open Doors, l’organizzazione internazionale impegnata da quasi 60 anni a difendere i Cristiani in difficoltà, ha pubblicato la nuova edizione della World Watch List, la classifica dei 50 paesi, su un totale di oltre 65, in cui i Cristiani sono più perseguitati. Nei primi 11 stati dell’elenco la persecuzione è definita “estrema”, nei successivi 14 “grave”. Nei restanti 25 paesi è definita “moderata” e “limitata”.

 

Scorrendo i nomi degli stati, balza agli occhi, come d’altra parte già nelle classifiche precedenti, la responsabilità prevalente e anzi quasi totale dell’islam. Su 50 stati, 35 sono a maggioranza islamica, dalla Somalia, in seconda posizione, al Kuwait, ultimo dell’elenco. In cinque di questi stati, la persecuzione da parte di regimi autoritari si aggiunge a quella islamica. Si tratta di cinque ex repubbliche sovietiche: Uzbekistan e Turkmenistan, entrambi responsabili di persecuzioni gravi, Kazakhstan, Tajikistan e Azerbaijan, situati tra gli stati in cui la persecuzione è moderata o limitata. L’islam minaccia i cristiani anche in tre paesi africani a maggioranza cristiana – nell’ordine, Repubblica Centrafricana, Kenya e Tanzania – così come in Nigeria, dove le due religioni si dividono il paese. In altri due stati non islamici, infine – Eritrea ed Etiopia – la minaccia ai cristiani proviene dall’islam e da altri fattori: una dittatura particolarmente dura, nel caso dell’Eritrea, e, per quel che riguarda l’Etiopia, quella che Open Doors definisce l’“arroganza ecclesiastica”, esercitata dalla Ethiopian Orthodox Church ai danni delle chiese non tradizionali.

 

In tutto, dunque, su 50 stati, quelli in cui i cristiani patiscono forme più o meno gravi di persecuzione a causa dell’estremismo islamico sono 41; inoltre l’islam è responsabile (corresponsabile, in due casi) delle persecuzioni estreme o gravi inflitte in 22 dei primi 25 stati dell’elenco. I restanti tre sono la Corea del Nord, che si conferma per il 13° anno il paese in cui la condizione dei cristiani è peggiore, il Vietnam e l’India: due paesi comunisti, i primi, mentre in India la persecuzione ha origine dai nazionalisti indu.

 

Dal confronto con la World Watch List 2014, l’India spicca tra gli stati in cui la situazione è nettamente peggiorata. Dal 28° posto del 2014 è passata infatti al 21° entrando a far parte dei paesi che più gravemente perseguitano i cristiani. Come si temeva, la vittoria del Bharatiya Janata Party, il partito nazionalista indù, alle elezioni dello scorso maggio, ha rafforzato gli estremisti indù, consentendo loro di moltiplicare impunemente attentati e aggressioni. Sensibile è anche l’evoluzione negativa della Nigeria, in 10a posizione mentre lo scorso anno era 14a. Dall’aprile del 2014 il movimento armato jihadista Boko Haram ha intensificato la lotta per “liberare” il nord del paese dai cristiani e imporvi la shari’a, la legge coranica. Ormai negli stati nord orientali della federazione nigeriana si verificano attentati e attacchi quasi ogni giorno in un crescendo di ferocia distruttiva terrificante, culminata nei giorni scorsi in un massacro che potrebbe essere costato la vita a circa 2.000 persone, un quinto degli abitanti di Baga, una cittadina sulle rive del lago Chad di cui non restano che le macerie. Il paese in cui la minaccia jihadista è diventata più temibile rispetto all’anno precendente è però il Kenya che ha risalito ben 24 posizioni passando dalla 43a, che la classificava come paese a persecuzione moderata, alla 19a. I jihadisti somali al Shabaab e i kenyani da loro reclutati ne sono la causa. Di recente i terroristi hanno attaccato un autobus di linea, i dormitori di un’impresa e un villaggio: in tutti e tre i casi hanno identificato e lasciato in vita gli islamici e hanno ucciso i cristiani.

 

Open Doors fornisce per ogni stato una scheda che illustra caratteristiche generali, tipo di governo, autori e modalità della persecuzione. La metodologia adottata per raccogliere i dati è descritta nella pagina web dell’organizzazione. Importante è il criterio che orienta i ricercatori. Open Doors distingue infatti due modalità principali di persecuzione: la violenza vera e propria e l’insieme delle pressioni (limitazioni, discriminazioni….) a cui i Cristiani vengono sottoposti in ogni ambito del’esistenza per il fatto di condurre una vita cristiana e di testimoniare la propria fede. Il grado di persecuzione viene misurato considerando entrambe: un paese in cui le pressioni sono numerose e insistenti può risultare più ostile di un altro in cui aggressioni e attentati mortali sono più numerosi. Le pressioni, spiegano i ricercatori, si esercitano a cinque livelli: chiesa, vita privata, famigliare, comunitaria e nazionale. La violenza può colpire a qualsiasi livello.

 

(Anna Bono, Lanuovabq, 10/01/2015)
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