Cresce il numero dei villaggi cristiani conquistati dai peshmerga curdi e dalle truppe irachene nella Piana di Ninive, la culla millenaria della fede. Nella foto, una croce issata a Karamalish.
La furia jihadista non può aver spazzato via lunghi secoli di cristianesimo. Con il favore dell’offensiva contro il Daesh, e dopo oltre due anni di attesa nei campi profughi di Erbil, i 150mila cristiani potranno finalmente tornare nella Piana di Ninive, la fertile terra stretta tra il Tigri e il Grande Zab.
Non sanno ancora come troveranno le loro abitazioni e le loro chiese, ma sanno almeno che il cuore del cristianesimo iracheno potrà battere di nuovo.
La “capitale” della Piana si chiama Bakhdida (Qaraqosh in turco) che in aramaico significa Dimora del nibbio. Yaqut di Hama, un geografo del Trecento, la descrive come “un paese grande quanto una città” e ricorda che “la maggior parte dei suoi abitanti sono cristiani”, soprattutto siro-cattolici. La località vanta numerose grandi chiese, come quella del santo patrono Mar (san)Narsay, un teologo del V secolo eletto a patrono della città, la chiesa dell’Immacolata e quella della Risurrezione, costruita otto anni fa. Altre chiese sono significativamente dedicate a martiri delle diverse epoche: Giacomo, Giovanni Battista, Simona (la madre dei sette fratelli citati nel libro dei Maccabei), Behnam e Sara, Sergio e Bacco. A pochi chilometri dal paese si trova il monastero siro-ortodosso di Giovanni Dailamita, detto anche Naqortaya, che risale al IX secolo. Abbandonato nel 1261 in seguito a un attacco dei curdi, il monastero è stato restaurato nel 1998 ed è diventato un’importante meta di pellegrinaggio fino all’invasione del Daesh nell’agosto 2014.
La vicina Karemles è stata per 90 anni (dal 1332 al 1426) sede patriarcale della Chiesa d’Oriente. Anche questa località vanta numerosi santuari, come quello di santa Barbara, la patrona della località, di san Giorgio, dei Quaranta martiri, di Mar Mari. Nella chiesa parrocchiale dedicata a Mar Addai, l’apostolo che ha predicato il cristianesimo in Mesopotamia, si trova la tomba di padre Raghid Kenna, il giovane sacerdote caldeo assassinato a Mosul nel 2007 insieme a tre diaconi. A Bartella le testimonianze cristiane risalgono al IV secolo.
La località è principalmente abitata da siro-ortodossi e ha opsitato in passato una scuola di canti liturgici. A nord di Mosul, è difficile ignorare la ricchissima eredità cristiana di Tell Keif, dal siriaco Tel Keppe che significa la Collina di pietre. La città ha, infatti, dato alla Chiesa numerosi patriarchi e vescovi. La città è nota per i santuari, almeno sei, molto frequentati fino a due anni fa. Più a est sorge Mar Mattai, uno dei più antichi monasteri dell’Iraq, che si aggrappa da più di sedici secoli al monte Alfaf. La sua posizione inespugnabile ha salvato dal saccheggio i suoi famosi manoscritti siriaci, ma non dalla sensazione di essere ancora di più tagliato dal resto del mondo. La prossima liberazione potrà restituirgli la vita.