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Decisi a non cedere, i cristiani praticano la fede in condizioni estreme!
Decisi a non cedere, i cristiani praticano la fede in condizioni estreme!

Una raccolta di articoli da Bitter Winter sul modo in cui i cristiani continuano a praticare la fede quando la persecuzione li priva dei luoghi di culto.

 

Da quando all’inizio del 2018 è entrata in vigore la nuova Normativa sugli affari religiosi il PCC ha chiuso, demolito e occupato i luoghi adibiti ad attività religiose. Sia le chiese appartenenti al Movimento patriottico delle Tre Autonomie sia le Chiese domestiche sono state sottoposte a una repressione sempre più intensa e così numerosi fedeli sono rimasti senza luoghi adatti a riunirsi.

 

I cristiani sono così continuamente costretti a cercare luoghi dove incontrarsi segretamente in mood da evitare le indagini e le molestie del PCC. Nonostante queste condizioni avverse, sono infatti decisi a perseverare nella fede e a riunirsi.

 

Ecco una scelta dei nostri articoli sulle difficoltà cui i cristiani sono costretti in tutta la Cina.

 

Si prega nei porcili, negli ovili e nei cimiteri

 

Quando in agosto dell’anno scorso è stato chiuso un luogo di culto della Chiesa delle Tre Autonomie nella città di Shangqiu, nella provincia centrale dell’Henan, la comunità ha noleggiato l’ovile di una fattoria per 100 renminbi (circa 14 dollari statunitensi). I fedeli s’incontrano prima dell’alba e finiscono prima delle 8 del mattino eludendo così il personale governativo che non è ancora in servizio. Al responsabile della chiesa non restava che organizzare gli incontri nell’unico posto disponibile: un porcile abbandonato.

 

Da quando nell’agosto 2018 è stata chiusa la chiesa cattolica di Changchun, una città nella provincia nord-orientale dello Jilin, la comunità è costretta a celebrare la messa in un cimitero.

 

Costretti a pregare su un autobus

 

In vista delle celebrazioni che si svolgeranno per l’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il governo ha rafforzato le misure per il «mantenimento dell’ordine sociale». I provvedimenti adottati riguardano principalmente i luoghi di culto non approvati dallo Stato. Nonostante i tentativi per eliminare le Chiese domestiche, queste comunità continuano però a conservare la fede.

 

Anche un’altra Chiesa domestica di Pechino è stata chiusa per gli stessi preparativi. Così, da quando la sua sede, nel distretto Chaoyang della capitale, è stata vietata, la comunità ha deciso di utilizzare un autobus per gli incontri domenicali.

 

Il 25 agosto i fedeli, nonostante i pericoli in cui potevano incorrere se scoperti, hanno occupato tutti i 50 posti del veicolo. Le porte e i finestrini sono stati chiusi per motivi di sicurezza e nell’autobus mancava l’aria. Il pastore ha incoraggiato i fedeli a ricordare che la loro missione consiste nel condividere il Vangelo anche di fronte alla persecuzione, aggiungendo che solo in Cina si possono vedere i fedeli costretti a riunirsi in un autobus.

 

Incontrarsi in un bagno pubblico o in una vallata

 

In aprile la sala per riunioni di una Chiesa domestica di una città della Mongolia interna è stata chiusa dal Dipartimento del lavoro del Fronte Unito e dall’Ufficio per gli affari religiosi poiché teneva «raduni illegali». Il responsabile è stato minacciato di essere arrestato se la comunità avesse continuato a incontrarsi.

 

Dopo la chiusura della sala per riunioni, i fedeli hanno iniziato a radunarsi nel negozio di proprietà di uno di loro. Però la polizia li ha nuovamente scovati. Come ultima risorsa i fedeli hanno affittato un bagno pubblico inutilizzato avente una superficie di 30 metri quadrati e lo hanno adibito a luogo di culto.

 

Una Chiesa domestica a Lanzhou, la capitale della provincia nord-occidentale del Gansu, è stata oggetto di ripetuti attacchi da parte del governo. Il locale Ufficio per gli affari religiosi e la Brigata per la sicurezza nazionale hanno minacciato di infliggere alla chiesa una multa di 50mila renminbi (circa 7.500 dollari statunitensi) e di arrestare e imprigionare chiunque si fosse rifiutato di aderire alla Chiesa delle Tre Autonomie. Nonostante le minacce e le intimidazioni, i credenti si rifiutano di frequentare una chiesa controllata dal governo situata a un chilometro dalla loro sala per riunioni.

 

Incontrarsi Messe all’aperto

 

Non sorprende perciò il fatto che una chiesa cattolica clandestina della città di Xingtai, nella provincia cinese settentrionale dell’Hebei, sia stata costretta a chiudere in ottobre con il pretesto di «[…] non avere un certificato di registrazione come luogo per incontri religiosi». Prima della chiusura, l’amministrazione locale ha sistematicamente inviato degli addetti per condurre ispezioni e tenere la chiesa sotto stretta sorveglianza. Per via di queste indagini continue, i fedeli hanno iniziato a far sapere il più tardi possibile ai membri della comunità orario e luogo della Messa domenicale.

 

Al principio di dicembre, nel cuore dell’inverno, i fedeli della comunità hanno assistito alla Messa all’aperto, in un cortile isolato e angusto. Il giorno di Natale, per timore di essere catturati, si sono spostati in un altro cortile appartato e hanno continuato a pregare all’aperto.

 

Costruita nel secolo XIX, la chiesa del villaggio di Dongergou, nello Shanxi, con la sua parrocchia, era una grande attrazione per i fedeli delle aree vicine e per i pellegrini. In luglio le autorità locali hanno però vietato l’uso della chiesa, affermando che l’accesso fosse diventato «pericoloso». Anche se l’accesso è stato vietato, i parrocchiani continuano a riunirsi in massa davanti a essa.

 

Incontrarsi in un campo di rovine

 

Nella città di Zibo nel vicino Shandong, una chiesa delle Tre Autonomie è stata demolita a ottobre, e la sua congregazione è ora costretta a incontrarsi in un gazebo nei pressi del villaggio.

 

(BitterWinter, 18/11/2019)
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