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Aleppo sotto i bombardamenti, ultimo tweet di Bana Alabed!
Aleppo sotto i bombardamenti, ultimo tweet di Bana Alabed!

Da due mesi la bambina di sette anni, con i suoi tweet è diventata uno dei simboli della vita dei migliaia di civili intrappolati nella parte orientale della città. L’ultimo messaggio: “Quando moriremo, continuate a parlare delle 200mila persone che sono ancora qui. Ciao”.

 

L’ultima foto la mostra fra la polvere, sconvolta: “Da questa notte non abbiamo più una casa. È stata bombardata ed è andata in pezzi. Ho visto persone morte e sono quasi morta anche io”. Da due mesi, Bana Alabed, sette anni, con i suoi tweet è diventata uno dei simboli della vita dei migliaia di civili intrappolati nella parte orientale di Aleppo, al centro della battaglia fra i ribelli, che la controllano da oltre due anni e le forze governative appoggiate dall’aviazione russa, che da una decina di giorni a questa parte hanno lanciato una durissima offensiva per riconquistarla e nel fine settimana hanno ripreso il controllo di due zone decisive, isolando di fatto i ribelli.

 

Già domenica sera Bana, che twitta tramite un account gestito dalla madre, aveva mandato messaggi disperati ai suoi 94mila followers: “L’esercito è entrato. Questo potrebbe essere l’ultimo giorno in cui possiamo parlare liberamente. Non c’è Internet. Per favore per favore per favore pregate per noi”. E poi: “Ultimo messaggio. Siamo sotto bombardamenti pesantissimi, non possiamo più restare vivi. Quando moriremo, continuate a parlare delle 200mila persone che sono ancora qui. Ciao”.

 

La storia di Bana ha catturato l’attenzione dei media internazionali e della scrittrice J. K. Rowling, che a più riprese ha ritwittato la sua testimonianza ai suoi followers e nei giorni scorsi le ha inviato copie in formato elettronico dei volumi della saga di Harry Potter. Ma la bambina non è che una delle 200mila persone che in queste ore si trovano in mezzo ai combattimenti ad Aleppo, una città dove già da mesi mancano cibo, acqua, elettricità e servizi sanitari: la campagna di bombardamenti mirati a cui le strutture sanitarie della parte orientale della città sono state sottoposte da parte dell’esercito di Damasco e dell’aviazione russa fa sì che per i civili non ci sia praticamente più assistenza medica.

 

Negli ultimi giorni migliaia di persone stanno cercando di lasciare la parte orientale della città per trasferirsi nella calma relativa di Aleppo Est, sotto il controllo del governo: ma per farlo devono sfidare le bombe, il fuoco dei cecchini e i durissimi interrogatori che aspettano chi riesce a passare.

 

Ieri le truppe di Assad hanno ripreso il controllo della zona di Sakhour, l’ultimo dei dieci distretti in mano ai ribelli conquistati negli ultimi dieci giorni: di fatto dalla ripresa dell’offensiva i ribelli hanno perso il 30% del territorio che controllavano. E tutto fa presagire che l’offensiva di Damasco non sia destinata a fermarsi presto: riprendere il controllo della seconda città della Siria sarebbe per il presidente un successo capace di decidere le sorti della guerra.

 

Bana Alabed non è che uno dei cinquecentomila bambini intrappolati nella guerra in Siria, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Unicef: la sua vicenda è al centro delle polemiche di chi accusa la famiglia di sfruttare la bambina per fare propaganda pro-ribelli ad Aleppo.

 

(Francesca Caferri, Repubblica, 28/11/2016)
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